Storia
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L'Armenia prima degli Armeni. Dagli Hurriti al regno di Urartu.

Le origini della storia armena sono velate dalla complessità dei movimenti dei popoli nell’area caucasica tra il terzo e la metà del primo millennio prima di Cristo e dalla scarsità di documenti riguardanti le prime culture stanziali della regione.
L’alta Mesopotamia ed il Caucaso appaiono abitate tra la met` del terzo millennio e l’XI secolo a.C. da popolazioni hurrite, che dal secondo millennio tendono a migrare verso meridione.
In una qualche continuità con l’antica presenza hurrita, la regione tra l’Ararat e i laghi di Van e Urmia risulta occupata nel XIII e ancora all’inizio dell’XI secolo a.C. da una federazione di tribù che col tempo dà luogo alla civiltà di Urartu, basata su un’economia prevalentemente agricola e pastorale, la quale forma, nel corso del IX secolo a.C., un regno unitario. Questo acquista col tempo una spinta espansionistica, che con Sarduri II (765-735) porta il regno al suo apogeo, con il controllo della Cilicia e della Siria settentrionale.
Nel 715/714 a.C. una pesante invasione dei Cimmeri provenienti dalle steppe della Russia meridionale, in concomitanza con l’ottava campagna di Sargon II (714), decreta una fase di relativa contrazione del regno.

Dall'avvento del popolo armeno all'indipendenza dall'Impero seleucide.

Gli armeni giungono sui territori del regno di Urartu nel momento della sua crisi definitiva, tra il VII e il VI secolo a.C., provenendo con tutta probabilità dall’area occidentale dell’Anatolia frigia, all’epoca in dissoluzione sotto la presa a tenaglia dei Cimmeri e del regno assiro.
Dal mitico eroe Hayk, che avrebbe in quest’epoca sconfitto il gigante babilonese Bel, prenderà forma il nome Hay che gli armeni attribuiscono tuttora a se stessi, mentre le popolazioni circostanti ricorreranno alla denominazione di ‘Armeni’, in linea con le fonti greche e persiane.
Il regno di Urartu, già lungamente logorato per esaurimento dalla resistenza alle incursioni delle popolazioni nomadi indoeuropee, cade ed è sottomesso ai Medi di Ciassare, intorno al 590/585 a.C.
Nel contesto della riorganizzazione amministrativa dell’Impero persiano promossa da Dario (522-485), compare una satrapia armena, la XIII, dalla quale è diviso il territorio orientale, oltre il massiccio dell’Ararat e del Tandurek, assegnato alla XVIII satrapia.
L’Armenia rimane estranea all’itinerario di conquista di Alessandro, ma, coinvolta nello smembramento territoriale seguito alla rapida dissoluzione dell’effimera unità imperiale (Alessandro Magno muore nel 323), ne riceve l’impulso ad un graduale processo di autonomia politica. Alessandro vi aveva inviato nel 331 il governatore di Sardi Mitrene; nel 316 si ha notizia di un satrapo di nome Oronte – forma greca del nome persiano Arvanda, in armeno Ervand, fondatore o esponente della dinastia detta degli Orontidi. Tra i ‘diadochi’, Seleuco I Nicator, assunto nel 305 il titolo regale, con la battaglia di Ipsos (301) sconfigge Antigono e ne acquisisce l’Asia Minore, ottenendo tra l’altro il territorio dell’Armenia, che entra così a far parte del dominio dei Seleucidi, avente capitale ad Antiochia. L’Armenia risente da questo momento del crescente influsso culturale ellenizzante che coinvolge i territori interessati dalle conquiste di Alessandro. Già intorno al 300 si fa menzione di un “re d’Armenia” di nome Ardoates, evidentemente successore di Oronte I. L’Armenia è ancora sottomessa all’impero seleucide nel 215: Antioco III divide il territorio in Armenia Maggiore (ad Est dell’Eufrate - regioni di Erzerum, Much, Van, Erivan) e Armenia Minore (ad Ovest e a Nord del gomito superiore dell’Eufrate - territori di Sivas, Erzincan e Melitene) e affida le due provincie rispettivamente ai principi locali Artaxias (Artashes) e Zariadris (Zareh).
Roma, per fronteggiare l’espansione della potenza seleucide, attacca Antioco III e in seguito alla sconfitta di Magnesia (190) causa l’affrancamento delle provincie d’Armenia, che si proclamano, col favore di Roma, regni indipendenti.

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